La Montagna Sainte-Victoire e il Grande pino A partire dal 1885, Cézanne si appassiona a un nuovo motivo: la montagna Sainte-Victoire. Collocandosi in punti diversi della vallata dell’Arc, esegue una ventina di tele di questo grandioso paesaggio che ha percorso per tutta l’infanzia insieme ai suoi compagni Zola e Baille. “La natura è più in profondità che in superficie” dice Cézanne. Piantando il suo cavalletto su un’altura fra le proprietà di Bellevue e di Monbriant, il pittore può così abbracciare la totalità del paesaggio. La tela è, come spesso accade in Cézanne, molto costruita e presenta una grande complessità spaziale. In primo piano, due pini giganteschi incorniciano il paesaggio. I loro tronchi di un verde cupo così come il ramo che attraversa la parte superiore del quadro creano un effetto teatrale: lo spettatore percepisce il paesaggio dietro un sipario. In lontananza, il profilo della montagna Sainte-Victoire, sottolineato dal viadotto. In diagonale, una strada che va verso il fondo del quadro. La convergenza del viadotto e della strada in un punto di fuga invisibile crea un effetto di prospettiva. L’armonia dei colori e il loro lento digradare rafforzano la sensazione di profondità e danno un aspetto sfumato alla tela: il grigio bluastro del cielo si riflette sulla montagna, i verdi della pianura si mescolano a quelli dei pini. Un’opera tutta equilibrio e ricercatezza.